ROSETTA FARAGI, Traduzione della lettera di Maria Vallone

Maria Vallone

Prizzi, 22 Settembre 2019. A 100 anni dall’omicidio di Giuseppe Rumore, per onorarne la memoria, si pubblica la lettera scritta di proprio pugno dalla vedova Maria Vallone subito dopo l’omicidio.
Tradotta da un italiano con inflessione dialettale ad un italiano più fluente, il più possibile fedele, per quanto la scrittura l’abbia permesso, grazie ad una operazione di ingrandimento, in modo da rendere più fruibile tale importante documento.
(Traduzione a cura di Rosa Faragi)

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Compagni, 

non dimenticate che i signorotti che vogliono il voto, lo hanno comprato, non solo con la moneta, ma anche con la polvere e con il sangue, avendomi loro assassinato il mio sposo e lasciandomi in mezzo a mille sciagure. Ma i loro signori, credevano, che io mi fossi scoraggiata, dopo tutto il loro buon operato, essendo sicuri che io avrei dato qualche rimprovero al mio sposo perché lui era troppo immedesimato a queste elezioni. Io, certamente, volevo strapparlo a questa mano assassina, perché, mentre fingevo di essere contraria, fu un conto sbagliato che lor signori si son fatti! 
Io, nel mentre, mi assicuravo chi erano i nemici del mio sposo, tanto, che i lor signori dell’onesta borghesia, quando mi vedevano per le strade, allora, si mettevano a strillare a parlare per farmi sentire: ”I socialisti vogliono fare il socialismo in casa altrui”. Ed io ... non gli davo retta, ma andavo a trovare il mio sposo e gli raccontavo tutto … e lui .. mi confortava e mi diceva: "Non li ascoltare!" 
E ora che non ho a chi raccontare, non mi scoraggio, sono superba, orgogliosa di avere perso il mio tutto che sarà indimenticabile per me e per tutti anche per i sicari stessi che lo hanno assassinato. Sappiano quanto sono stati miseri a levare la vita di quest’uomo, senza nessuna ragione, solo per l’ideale che lui aveva. Noi che abbiamo l’idea di non lavorare, chissà, come ci finirà. Già i lor signori ci hanno dato quella miseria di denaro e ora non lo abbiamo più … allora si incoraggiano …facciamo un altro … ma ora le rispondo io: “Non vedete che il sangue innocente di Rumore grida vendetta, evviva la rivoluzione!”.
E tu, moglie mia, non temere, svegliati, e non piangere più nel bugigattolo della tua casa!

Vai per conto mio a fare ciò che la coscienza ti detta ... racconta ai miei compagni che per il voto quanto sono capaci di fare! Nel mentre, io mi scervello, cosa devo raccontare e.. vado a dormire e lui un’altra volta mi sveglia … e mi ... parla … "Non impaurirti poiché il mio spirito è sempre con te”. Invogliata da questo sogno, racconto ai compagni reduci da una lunga guerra che non sono stati che la borghesia ad ucciderlo e questa è l’ultima parola che ha pronunciato la dolce bocca del mio Rumore. Loro lo hanno ucciso e dico nello stesso tempo che ai borghesi non interessa nulla se il popolo in tempo di guerra ha provato la fame e anche la sete. 

Quando era sindaco Valenza e cercava di interessarsi ai poveri loro dissero: "Che facciamo? Lo uccidiamo?" Ma siccome teneva una numerosa famiglia, tutti parenti fra di loro e c’erano pure delle persone di legge che avrebbero potuto scoprire l’omicidio e farcelo costare caro, meglio farlo morire di crepacuore ... per esempio quando lui emette qualche ordine [ordinanza?] noi, non la facciamo eseguire. Ad incominciare con lo zucchero che a me aveva dato l’incarico di rivendere, solo per le mogli dei prigionieri c’era la tessera di un kg al mese. Poi venivano i signori con un sacchetto e ne volevano 8 e 9 kg. Io le prime volte glielo davo poi andavo a raccontare tutto al sindaco e lui mi rimproverava e mi diceva: “Falli venire da me per la tessera”. Essi tornavano un’altra volta e dicevano: “Noi abbiamo parlato con il Sindaco del resto è parente nostro e ci farà la tessera anche per 100 chili e nel mentre lo zucchero se lo dividevano tra di loro e lo mandavano di qua e di là perché i poveri non dovevano averne perché avevano i legumi da mangiare, senza prendere rivoltella contro gli onorevoli. Poi veniva il petrolio e prima andavano i fidati perché avevano la società di “Sette cappotto” e ne volevano 6 latte per la masseria, altre 4 per le loro famiglie che sono figlie di Dio, mentre spuntava un altro amico della mafia e non poteva dispiacersi ne voleva altre 10 latte e il Sindaco non aveva tempo di vedere quando usciva il prezzo poi se andava al municipio e trovava un affollamento di popolo e ne concedeva tessere secondo le condizioni di famiglia questi si recavano dal rivenditore e già il petrolio era esaurito in parte lo avevano fatto uscire di nascosto e alla bassa plebe gli toccava di tornare con le bottiglie vuote e andare al letto al buio. Se qualcuno andava da qualche consigliere della borghesia gli rispondevano di dire al sindaco che con questa tessera se ne serva quando va alla latrina e il povero sindaco taceva ed inghiottiva fiele. Anche Rumore, tutte e due tacevano, e aspettavano tempi migliori, ma loro sono scomparsi e hanno lasciato i compagni che combattono con la speranza di godere i loro figli. Io non ho più cosa dire, sono una donna, ma mi limito a dirvi che la sedia che occupava il mio sposo ora vado dalle Leghe per occuparla io. Ora voglio dirvi che al Sindaco Valenza giorni prima della sua malattia gli bruciarono una casa in campagna e questa fu la cagione della sua morte, dalla rabbia! Non meritava simili trattamenti. Il popolo non aveva ora più una persona dignitosa che lo ascoltava.

Poi era rimasto il suo discepolo Rumore e siccome si sono persuasi che stava superando la sua intelligenza credettero opportuno farlo assassinare … con la certezza di farsi le elezioni allegri e cuocendo come la lumaca nel fuoco, la giustizia non è andata mai con le vittime cadute per l’idea specialmente se cade un socialista. Se cade un cappello allora sì che i socialisti li mandano (all’isola) persino le mogli … Appunto per questo la mafia va avanti. 

Prima di uccidere il mio sposo, ci sono state persone che sapevano qualcosa da persone di mafia fidata e non hanno potuto salvare quella sera quest’uomo! Spero di vendicarmi solo con la rivoluzione! Non c’è giustizia, io non ho fiducia in nessuno, tutti sono fra di loro. Anche il Governo ha paura di questa mafia e, con gli omicidi allo scoperto, non può fare il proprio dovere, tanto che tengono le carceri pieni di innocenti, che non hanno fatto nulla. 
Per ora ci sta un mio parente Giuseppe Marò, un vecchio socialista, a motivo del suo ideale gli hanno rubato le vetture mentre i tre figli prestavano servizio in guerra, poi per un nonnulla lo hanno insultato nei suoi propri fondi e per chiederne le ragioni lo hanno messo in carcere e fu tutta opera di partito e mentre stava in carcere avvenne un mancato omicidio nella stessa contrada e ne diedero la colpa a lui e lo dichiararono come mandatario e per questo lo scesero nel carcere a Palermo a scontare per quello che a lui non competeva. Se non finiscono queste elezioni, non si aprono le porte dell’Ucciardone di Palermo, perché certi signori dell’alta borghesia hanno utilizzato bene la penna sempre a suo carico, facendo capire alla famiglia che si interessavano per farlo uscire. ---
E per l’omicidio di questo socialista Rumore non piangono i sicari stessi né i mandatari, che furono allo scoperto la stessa notte; non mi hanno interrogata, quando io stessa ho parlato per l’intera notte. Mi domando come mai non vogliono sapere nulla. Dopo 4 o 5 giorni di lutto, venne in casa il capitano Minichetti per una visita per informarsi di ciò che avevo detto la notte. Questo signore, non era sicuro di quel mormorio che sentiva per le strade? E dov’è il processo che lui ha costruito con quel pezzo di carta che teneva in mano inutilmente? Poteva farne a meno dopo tanti giorni recarsi in casa mia! Cosa mi importa che lo hanno mandato via! 
Ma nulla ancora vedo spuntare di ciò che il mio cuore desidera e mi sento una voce all’orecchio: "Cosa vuoi tu con questo parlare? Dai solo fiato al vento senza che il tuo sposo possa tornare". Io non ho nulla da sperare da parte di nessuno, solo mi resta di dirvi, che quando il mio dire vi annoia, venite un’altra volta nella strada che certo sarà chiamata Giuseppe Rumore e così vi vendicherete del mio parlar tanto. Io sarò pronta a sfidarmi con voi! 
Infine vi dico: ”Io tutto mi sarei potuta aspettare e non sentire alla mia porta due colpi feroci e lasciarmi vedova. Così senza neanche darmi tempo di dargli l’ultimo addio né io né la sua sventurata figlia di 4 anni. 
Che su di voi ricada un fulmine da Dio e vi strappi alle vostre famiglie se ne avete!

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A destra la prof.ssa Rosa Faragi durante la lettura della lettera;
accanto la signora Rosa Orlando, figlia di Maria Vallone
Prizzi, 23 settembre 2019


N.B. Mi scuso per delle frasi, che troverete sottolineate e che si son dovute ricostruire, poiché, qualche parola, risultava poco comprensibile). Mi auguro di essere stata fedele allo spirito della lettera!

La lettera è stata consegnata in data 23.09.2019 nell’Auditorium dell’I.I.S.S. sede di Prizzi) nelle mani della signora Rosa Orlando, figlia di Maria Vallone.

Rosa Faragi

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