Gaetano Augello, CANICATTÌ - "L'ACCHIANATA DI L'ASSUNTA"

A Canicattì, in passato, una vera e propria "azione teatrale" era collegata alla festa dell'Assunta, la cui celebrazione, alla fine dell'Ottocento, vedeva la rivalità tra le chiese di San Francesco e dello Spirito Santo. Ebbe la meglio la chiesa di San Francesco, nel cui quartiere si svolgevano due processioni: la "Madonna morta" il 13 agosto e la "Madonna in gloria" due giorni dopo. 

E proprio a metà agosto si svolgeva "L'acchianata di l'Assunta", una sacra rappresentazione che intendeva spiegare ai fedeli il mistero dell'ascesa al cielo del corpo della Madonna. Veniva realizzata con l'ausilio di statue animate, formate con ossature di stoppia e rivestite di panni ricamati; le teste e le mani erano, invece, di cartapesta. 
L'origine è attribuita al padre Ignazio Milisenna, deceduto nel 1840, uomo d'ingegno versatile, famoso per le statuette di cera che modellava con raffinato gusto d'artista. Successivamente, durante la gestione della chiesa da parte del rettore padre Pietro Scibetta, la sacra rappresentazione si svolgeva in due momenti: il 13 agosto, al mattino e alla sera, prima dei vespri, e il 15 agosto, all'inizio della messa solenne. 
La mattina del 13 agosto sull'altare maggiore veniva adagiata, con le braccia distese, come se dormisse, un'immagine della Madonna. Durante la funzione, i fedeli stavano con gli occhi fissi sull'immagine. Durante la predica del sacerdote, ad un cenno, l'immagine incrociava le braccia sul petto come se fosse morta. A tal punto il campanile di San Francesco annunziava a tutti, con cinque lenti rintocchi, il triste avvenimento.
La mattina del 15 la chiesa era gremita di fedeli giunti per assistere all'"acchianata" della Madonna in cielo. Durante la solenne messa cantata, appena iniziato il canto del "Gloria in excelsis Deo", iniziava la sacra rappresentazione. Sopra l'altare maggiore era collocata un'urna con una statua della Madonna ammalata. Al segnale della campanella scendeva dall'alto, grazie ad un meccanismo di corde e cordicelle, una scultorea fanciulla in veste bianca, raffigurante l'Anima di Maria che si univa al corpo della medesima e lo vivificava. Appena l'immagine arrivava dietro l'altare, un velo ricopriva la Madonna collocata nell'urna e iniziava l'ascesa di un'altra Madonna, "L'Assunta 'ncelu". Contemporaneamente scendeva il gruppo della SS. Trinità su cui era collocata un'artistica colomba che rappresentava lo Spirito Santo. Veniva, infine, posta una corona sul capo della Madonna che incrociava le braccia in segno di beatitudine e risaliva al cielo in compagnia della SS. Trinità: il tutto accompagnato dal giubilo dei fedeli, dallo strepitio delle campane e dal suono dei mortaretti. 
Intanto nella chiesa, al suono dell'organo, si elevava dolcemente un suono di voci argentine: 

CHI SCENA SUBLIMISSIMA 
DI LUCI E DI SPLENDORI 
A NOI QUAGGIÙ PRESENTASI 
CHE ALLEGRA I NOSTRI CUORI. 
UN'ILLIBATA VERGINE 
AL SUO SIGNOR FEDELE 
CON GIOIA E SOMMO GIUBILO 
ASSUNTA VIEN NEL CIEL. 

Negli ultimi anni il compito di realizzare l'"Acchianata" era affidato "a li masci apparaturara" Giuseppe Celestri, Giovani Milano e Salvatore Saetta i quali, disposti dietro l'altare maggiore, azionavano le statue, eseguendo gli ordini di don Gaetano Milano. La tradizione duro' fino ai primi del Novecento e fu curata per anni dall'allora rettore della chiesa padre Luigi Cupani, dell'Ordine dei Liguorini. Nell'agosto del 1919 fu abolita dal nuovo rettore, sac. Diego Li Calzi, che, per evitare rimostranze da parte dei fedeli, fece finta che vi fosse un guasto tecnico del macchinario e a tale scopo lascio' dietro L'altare, per alcuni anni, delle travi. 
Fino alla metà del Novecento era in vigore un'altra pia pratica. Nei quindici giorni antecedenti la festa dell'Assunta - da tutti venerata come la Mamma malata - le donne, all'interno delle proprie abitazioni e nei vari quartieri e cortili, su una sedia o un tavolino allestivano delle piccole cappelle, "li cappilluzzi", con archi di strisce flessibili di canna, rivestiti di stoffa bianca ornata di nastri colorati, di fiori, di trine, di veli e altri abbellimenti. Ogni sera, le donne e i bambini del quartiere si riunivano attorno alla cappella e, dopo la recita del Rosario, intonavano in dialetto strofette in onore della Madonna: 

CH'E' BELLA SSA VISTINA
TAGLIATA A LA TURCHINA.
LA MITTEMMU A LA BAMMINA 
VIDEMMU SI CCI STA'... 
CHI SSU BELLI SSI MASCIDDI (in altra versione CAPIDDI) 
CA SU DU PUMA D'ORU (oppure CA SUNNU FILA D'ORU). 
DI GRAZIA E TRISORU 
NNI AVITI IN QUANTITÀ... 
A LI QUATTRU CANTUNERI 
QUATTRU ANGILI CALARU, 
A MARIA LA 'NCURUNARU, 
MARIA VOLA E SINNI VA'!

La sera del 15 agosto, a conclusione della "quindicina", canti speciali, spari di fuochi artificiali e processione della piccola cappella per le vie del quartiere. Queste le strofe più cantate: 

O MAMMA MALATA Ì
CU FREVI D'AMURI 
T'OFFRIEMMU STI SCIURI 
MARIA VOLA E SI NNI VA.
L'ANGILI DI LU CELU 
PI TTIA SU CALATI 
ATTORNU A LU TO LETTU 
TI STANNU NGINUCCHIATI... 
CHI SU BELLI SI CAPIDDI
CA SUNNU FILA D'ORU 
TU GRAZII E TISORU 
NNI TIENI IN QUANTITÀ. 
LI QUINNICI D'AGUSTU  
DI STIDDI NCURUNATA 
MARIA 'NCELU E' ACCHIANATA 
FINU ALL'ETERNITA'.

Durante la "quindicina" dell'Assunta molte pie donne facevano il fioretto di non mangiare frutti, che peraltro in quei giorni cominciavano a scarseggiare. 



GAETANO AUGELLO

Nessun commento:

Posta un commento