Intorno alla metà del
Cinquecento è da collocare la costruzione del convento e della chiesa del
Carmine, certamente prima del 1557, anno in cui è documentata l’autorizzazione
alla costruzione, all’interno di detta chiesa, di una cappella in onore della
Madonna della Catena, concessa dai padri carmelitani a tale Giovanni
Falco.
I frati appartenevano
all’Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo ("Ordo fratrum
Beatissimae Mariae Virginis de Monte Carmelo"; acronimi: O. Carm. o O.C. o
ancora O.C.C.), detti anche Carmelitani dell’Antica Osservanza o Carmelitani
Calzati. I carmelitani di Canicattì non sono quindi da confondere con gli
appartenenti all’Ordine dei Carmelitani Scalzi ("Ordo Fratrum
Discalceatorum Beatissimae Mariae Virginis de Monte Carmelo", acronimo
O.C.D.), fondato da Santa Teresa d’Avila con la riforma del 1592.
Di proprietà del
convento erano i grandi orti che si estendevano tra via Marsala (oggi via
Marconi) e via Nazionale (oggi via capitano Ippolito) fin quasi alla chiesa di
San Biagio, comprendendo tutta l’area ove oggi sorgono l’ex Casa del Fascio e
il Teatro Sociale. I carmelitani, che non furono mai numerosi (nel 1815 erano
in cinque), possedevano inoltre una salma di terreno in contrada Cuba e dodici
tumoli in contrada Sant’Anna: per questi terreni, ricadenti nel territorio
feudale, i frati pagavano il canone di proprietà alla famiglia Bonanno.
La chiesa, in un primo
tempo detta dell’Annunziata, nel 1603 era utilizzata come chiesa cimiteriale.
Nei secoli ha subito vari interventi di manutenzione e restauro: importante
quello del 1725. Nel 1908, a seguito di un crollo parziale, furono eseguite
importanti opere a spese degli zolfatari che avevano come loro protettrice
proprio la Madonna del Carmine..
In questa chiesa era
conservato un quadro - considerato da Alfonso Tropia il migliore della città -
raffigurante la Sacra Famiglia e cioè la vergine col Bambino, S. Anna, San
Gioacchino e San Giuseppe; in basso l’iscrizione "Monoculus
Racalmutensis MDCXXXIII" indicava che l’opera era di Pietro d’Asaro,
detto il Monocolo di Racalmuto, e che era stata completata nel 1633. Il quadro
oggi si trova all’interno della Chiesa Madre.
Nella cappella della
Madonna del Carmelo si trovano due affreschi assai importanti perché
raffigurano gli ambienti circostanti: in quello di destra sono rappresentati il
prospetto della chiesa e la parte del convento che si affaccia su via
Famagosta; in quello di sinistra il Castello, posto su un’altura, ai cui piedi
scorre il corso d’acqua che un tempo attraversava le attuali vie capitano
Ippolito e Cesare Battisti. Si tratta dell’unico documento iconografico sui
luoghi di Canicattì tra Settecento e Ottocento.
Anticamente al Carmine
era venerata una statua di San Raimondo Nonnato, così chiamato perché vide la
luce dopo la morte della madre e per questo implorato dalle partorienti. Nel
1696 un suo ricco devoto in punto di morte espresse il desiderio che la statua,
per essere meglio onorata, venisse trasferita nella chiesa degli Agonizzanti: ne
seguirono liti, petizioni al vescovo, contrasti non solo verbali, ma alla fine
prevalse la volontà dei frati e la statua rimase al suo posto. In seguito del
simulacro si sono perse le tracce ed oggi il santo è venerato, con altra
statua, nella chiesa del Redentore.
Attorno alla chiesa del
Carmine ebbero sviluppo il Terz’Ordine Carmelitano e la Confraternita dello
Scapolare del Carmine. Dopo la soppressione degli ordini monastici, il Comune
di Canicattì provvide regolarmente alla nomina del rettore della chiesa: una
delle ultime fu effettuata il 23 dicembre 1914.
La chiesa del Carmine fu
anche sede della Confraternita degli Zolfatai che ogni anno, il 16 luglio,
organizzavano la festa in onore della Madonna. Gli zolfatai, a loro spese,
eseguivano periodicamente dei lavori di abbellimento all’interno della chiesa,
come risulta anche da questa lapide posta all’ingresso, sul lato sinistro:
DECORAZIONE IN STUCCHI E PITTURE
A SPESE E DEVOZIONE DI
TUTTI
I ZOLFATAI COOPERAZIONE DELLA
DEPUTAZIONE CON
ASSISTENZA
DEI SIGNORI
S. SCIAULINO
G. PILLITTERI
G. CORBO
1893
GAETANO
AUGELLO
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