1 Roma 13 maggio 2012 E. Di Natali, G. Sturzo, G. Sturzo, G. Tesè, D. Piccininni |
IDEE PER LO SVILUPPO DI ITALIANI LIBERI E FORTI E PROPOSTE PROGRAMMATICHE
Roma 13 maggio 2012 –
Palazzo Teatro Santa Chiara – Piazza Santa Chiara, 14 (Roma)
Desidero rivolgere un cordiale saluto e nello stesso tempo mi sia consentito esprimere un particolare ringraziamento al Segretario Politico Nazionale Giovanni Palladino e al Presidente del Consiglio Nazionale Eugenio Guccione per l’invito rivoltomi di partecipare a questo 1° Convegno Nazionale dei soci e dei simpatizzanti di “Italiani Liberi e Forti”.
Vi ringrazio non
soltanto per l’invito, che ho gradito e accettato con gioia, ma anche per
avermi consentito di poter testimoniare un’adesione pubblica agli insegnamenti
e al pensiero economico, sociale e politico di don Luigi Sturzo in prossimità
dei luoghi che gli furono tanto cari e che ne segnarono le scelte di vita.
Fu proprio a Roma che
l’allora giovanissimo sacerdote di Caltagirone indirizzò la sua vita in modo
diverso da come l’aveva pensata: il suo desiderio giovanile era quello,
infatti, di insegnare filosofia in una “Università
di Stato”.
Fu proprio a Roma che
don Luigi Sturzo conobbe e frequentò anche Romolo Murri, mons. Giacomo Radini
Tedeschi, Filippo Meda e il Beato Giuseppe Toniolo – che in quegli anni era
solito tenere nel Circolo dell’Immacolata dotte e illuminanti conferenze – le
cui idee insieme ai principi e ai valori della Rerum Novarum divennero, ben
presto, nutrimento vivo per il suo pensiero e per le sue opere.
La vera svolta fu
data, però, dalla constatazione delle condizioni di miseria in cui vivevano
moltissimi esseri umani.
«… fu a Roma che in
mezzo ai miei studi fui realmente attirato verso le attività sociali cattoliche
[…]. Ciò che mi impressionò di più fu la scoperta di miserie ignote nel
quartiere operaio che io percorsi tutto, il sabato santo del 1895 per benedire
le case. Per più giorni mi sentii ammalato e incapace di prendere cibo …», così
scriveva lo stesso Sturzo in una delle sue opere più significative: “La mia vocazione politica”.
La “Rerum Novarum” prima, le frequentazioni
romane e la constatazione dell’umana miseria, proprio qui, a Roma, dopo, costituirono
la premessa per la sua conversione “sociale” e, al tempo stesso, costituirono
le condizioni perché egli diventasse non solo “uomo di pensiero”, ma
soprattutto “uomo d’azione”: l’organizzatore, l’apostolo sociale, il
combattente, il politico.
Sturzo, quindi,
proprio a Roma, scelse la strada che lo accompagnerà tutta la vita: “pensiero”
e “azione”.
Don Luigi, infatti, pensava
come uomo d’azione e agiva come uomo di pensiero.
“Res, non verba” fu il suo motto che oggi, con molta umiltà,
desideriamo farlo nostro, così come desideriamo e vogliamo contribuire a
realizzare la nostra azione politica in sintonia con il suo pensiero, oggi più
che mai attuale e attuabile; anzi da attuare.
E ancora a Roma, a pochi passi da qui,
dall’Albergo Santa Chiara, il 18 gennaio 1919, egli lanciò il famoso appello ai
Liberi e Forti.
Oggi, a distanza di
novantatrè anni, il partito di “Italiani Liberi e Forti”, coerente con il pensiero
e con gli insegnamenti del Servo di Dio don Luigi Sturzo, celebra il 1°
Convegno Nazionale dei soci e dei simpatizzanti, che mi auguro possa essere il
primo di tantissimi altri ancora, e si candida, a pieno titolo e con le carte
in regola, a diventare un significativo punto di riferimento degli Italiani che
hanno veramente a cuore la rinascita morale e politica del nostro Paese.
Oggi, festa della
Madonna di Fatima e anniversario dell’attentato al Beato Giovanni Paolo II, qui
a Roma abbiamo vissuto anche un altro straordinario evento – che ben si coniuga
con lo spirito del nostro incontro – finalizzato
a risvegliare le coscienze dall’indifferenza, dalla rassegnazione, dal
relativismo etico e, soprattutto, volto alla difesa della dignità dell’uomo dal
concepimento alla morte naturale.
Migliaia di donne,
uomini, giovani e anziani di ogni parte d’Italia, per il secondo anno
consecutivo, hanno marciato in difesa della vita.
E la difesa della
vita, il diritto alla vita, crediamo, debbano essere posti tra i principi e i
valori fondanti degli Italiani Liberi e Forti.
In questa giornata
dedicata alla vita, non possiamo non pensare, anche in questo consesso, ai
cinque milioni di “stelline spente”, così Enzo Di Natali definisce nel suo
libro i cinque milioni di bambini italiani cui è stato impedito di nascere
negli ultimi trent’anni a causa di quella cultura della morte che spesso
sovrasta la cultura per la vita e soprattutto a causa di una colpevole
disinformazione, di egoismo e di povertà. Sono davvero struggenti e toccanti le
trenta letterine che l’amico Di Natali fa “scrivere” dai bimbi mai nati alle
loro “mamme” che non hanno avuto il coraggio di farli venire al mondo.
E in questa giornata
non possiamo non pensare alle centinaia di donne uccise, anche selvaggiamente,
da vili e folli assassini, così come non possiamo non ricordare i tantissimi
suicidi – che si susseguono con ritmi sempre più allarmanti e ancor più grave
di fronte a un cinico silenzio e ad un’incomprensibile indifferenza – di onesti
lavoratori, di piccoli e medi imprenditori che in questa fase terribile della
nostra storia non trovano più il coraggio e la fiducia di andare avanti a causa
della lacerante ed esplosiva crisi economica e sociale, incalzata da incessanti
pressioni e ingerenze internazionali derivanti dalla bufera finanziaria globale
e i cui costi, come sempre, sono sopportati soltanto da chi vive di lavoro e
dai più deboli.
Questi atti tragici
ed estremi, frutto anche di disperazione e sconforto, sono spie terribili di
una società inquieta e malata, di una società inselvatichita e sfiduciata.
Una disoccupazione,
specie giovanile, che tocca ormai punte allarmanti (a marzo 2012 il tasso di
disoccupazione dei giovani – dai 15 ai 24 anni – rilevato dall’ISTAT, ha
toccato il 35,9%): un giovane su tre è disoccupato; migliaia e migliaia di
giovani e anche sicuri talenti, senza un progetto di vita in Italia, sono
costretti ad emigrare verso mete e prospettive incerte; un sistema bancario,
ubbidiente solo alla spietata logica del profitto, condiziona e fagocita le
banche locali, contribuendo in tal modo a rallentare crescita e sviluppo; una
situazione economica e finanziaria immorale; l’ossessione dello “spread” e del “Pil”; le minacce più o meno velate di “default”; un sistema finanziario cinico e senz’anima; una
recessione sempre più grave e una crescita sempre più lontana; una
marginalizzazione della persona umana, della famiglia e delle piccole e medie
imprese; una sempre crescente crisi istituzionale e un deficit sostanziale di
democrazia e di partecipazione attiva, rendono fortemente grave e, per certi
versi, drammatico il tempo presente.
Sul piano politico e
istituzionale basta ricordare soltanto due delle tante problematiche: quella
concernente i sistemi di elezione della rappresentanza politica e parlamentare
e quella concernente i costi assurdi ed esorbitanti che essa comporta.
Quella casta
impropriamente definita “politica” lontana dai problemi e dai bisogni della
gente, impegnata solo a tentare maldestramente di conservare se stessa e di
mantenere i privilegi ingiustamente ottenuti in tanti anni di mal governo,
comincia a liquefarsi miseramente, sia perché incapace e senza idee, sia per le
inevitabili implosioni, sia per le feroci rese dei conti e sia per le giuste
“batoste” elettorali subite.
Un sempre più diffuso
malessere politico, sociale, culturale, economico e istituzionale comincia a
radicarsi in larghi strati della società.
Indignazione e rabbia
cominciano, purtroppo, a degenerare in inquietanti, traumatici ed esecrabili
episodi di violenza e l’antipolitica rischia di rendere la situazione ancor più
grave e confusa.
Una nuova e non
facile fase culturale, politica e istituzionale si è aperta.
Ci attende, pertanto,
un difficile e complesso periodo – auguriamoci non troppo lungo – di transizione.
Non si tratta più di
varare qualche riforma più o meno condivisibile, si tratta di operare un
cambiamento radicale.
Non è più sufficiente,
quindi, cambiare solamente “pagina”, è necessario, e con urgenza, cambiare “libro”.
Non bisogna, però,
cedere alla rassegnazione e allo sconforto.
È dalla crisi che
nasce la speranza, l’inventiva e le grandi idee; è dalle difficoltà che nasce
la creatività e può venir fuori il meglio di ciascuno di noi. La vera crisi è
quella che ci porta alla rassegnazione, a deporre le armi, a rinunciare alla
lotta.
Oggi sento di dover
dire con forza che è assurdo darci per vinti; che serve un segnale di speranza,
chiaro e urgente, consapevoli che la fede nell’avvenire è la condizioni
essenziale per un futuro degno di essere vissuto.
La fine ingloriosa
della cosiddetta “Seconda repubblica” e la drammaticità del momento non
consentono più ai cristiani, ai cattolici di farsi trovare impreparati o,
peggio ancora, assenti.
Siamo convinti che
nei momenti cruciali e difficili della nostra storia, passata e recente, il
contributo dei cattolici sia stato importante per superare le crisi e ridare
fiducia al popolo; a quel popolo che in tante occasioni è stato ingannato,
strumentalizzato e usato da mercanti senza scrupoli.
Non è più tempo
quindi per dar sfogo soltanto a sterili e quotidiane critiche e lamentele o
abbandonarsi alla sfiducia, alla rassegnazione o all’indifferentismo; è
arrivato il tempo in cui l’impegno diretto e personale è un dovere da parte di
tutti; così come, oggi come ieri, il contributo diretto, libero e coraggioso in
politica dei cristiani, dei cattolici è indispensabile e improcrastinabile.
È giunta ormai l’ora
per un impegno “operoso” ed “eticamente responsabile” in politica, partendo
dalla persona umana, dalla famiglia, dalle formazioni sociali, dal territorio,
dagli enti locali.
Siamo convinti che
noi cristiani, noi cattolici, insieme con coloro i quali condividono i nostri
valori più grandi, abbiamo il dovere di contribuire a riscrivere un nuovo
“libro” della vita politica del Paese, aprendoci agli altri con coraggio e
ricercando sempre un confronto leale e costruttivo con altre grandi tradizioni
culturali, sia con quelle che s’ispirano al pensiero liberale sia con quelle
che s’ispirano all’umanesimo laico, socialista e democratico.
Abbiamo il dovere di
farlo, come cittadini e come cristiani.
Occorre, però,
mettere finalmente la parola “fine” sia alle divisioni, spesso artificiose e
infondate, sia al disimpegno politico che ha caratterizzato ormai da tanti anni
il mondo cattolico.
Non è più tempo,
quindi, di lacerazioni e scomposizioni, è il tempo invece delle ricomposizioni.
«Vincere il silenzio,
il disimpegno, la fuga per ripercorrere i sentieri della giustizia, della pace
e della libertà» è uno tra i tanti insegnamenti che il Beato Giovanni Paolo II
ci ha lasciato in occasione dell’indimenticata e indimenticabile visita
pastorale ad Agrigento il 9 maggio del 1993.
Ritrovare lo spirito
unitario e contribuire a sconfiggere ogni forma di populismo vacuo e pericoloso
per pervenire a un nuovo popolarismo e a una nuova e diversa esperienza
politica laica e d’ispirazione cristiana, aperta a tutti coloro i quali credono
nella centralità della persona umana e nel bene comune, per restituire così
alla politica autentica dignità e consentire alla democrazia di fare il salto
di qualità, non più falsamente ma concretamente rappresentativa e
partecipativa, deve essere l’obiettivo principale dei prossimi mesi.
Gli insegnamenti evangelici,
la dottrina sociale della Chiesa, i diritti inviolabili della persona umana,
della famiglia, delle formazioni sociali e i principi della giustizia, della
responsabilità, della sussidiarietà, del pluralismo e della solidarietà,
consacrati anche nella nostra Costituzione Repubblicana, possono ben
rappresentare il faro per illuminare il nostro cammino.
I fondatori di “Italiani
Liberi e Forti”, hanno dato prova di coraggio e di fede nell’avvenire e oggi possiamo
dire che avete riacceso la speranza, quella speranza che fino ad alcuni mesi fa
cominciava a vacillare.
Oggi “Italiani Liberi
e Forti” può ben rappresentare il riferimento più serio e concreto, capace di
ridare fiducia agli Italiani, di rifondare e conferire dignità alla politica e
alle istituzioni.
Un partito trasparente,
capace di autofinanziarsi, di proporre idee nuove e progetti audaci, di essere
faro e guida, di sostenere le proprie idee senza compromessi, di garantire vera
democrazia e partecipazione attiva dei cittadini alla gestione della cosa
pubblica, di porsi come polo di riferimento di un mondo laico e cristiano, che
ponga al centro concretamente la persona umana, la famiglia e il bene comune e
i cui esponenti siano seri, responsabili e rispettosi del denaro pubblico, è il
partito cui gli Italiani guardano con vivo interesse.
Riteniamo che sia
preliminarmente necessaria, però, l’elaborazione di una forte azione tesa a
sensibilizzare e ridestare le coscienze, a promuovere una libera informazione e
una seria formazione, nella convinzione che l’amore sociale e reciproco si
raggiunge con una cultura basata sulla conoscenza dei bisogni fondamentali
della persona e che solo questo tipo di cultura può consentire la
partecipazione politica e la democrazia organica.
Rilevante e
fondamentale, quindi, la cultura. Solo una buona cultura, come ci ha insegnato
don Luigi Sturzo, potrà produrre buoni politici, buoni amministratori e
condurre alla realizzazione del “Buon Governo”.
Da qui, anche, la
convinzione che la società di domani sarà tale e quale la scuola di oggi avrà
contribuito a creare e che solo una buona istruzione insieme a un intelligente
spirito innovativo, a un sistema di valori su misura della persona umana, a
competenze professionali e abilità specialistiche, potranno essere i volani capaci
di proiettarci in un futuro vivibile, ci porta a considerare prioritario
l’impegno che “Italiani Liberi e Forti” dovrà assumere perché il nostro Paese
possa avere un sistema scolastico e universitario d’eccellenza e
all’avanguardia a tutti i livelli, libero e aperto a tutti.
Nello stesso tempo
bisogna dire “NO” alla cosiddetta “antipolitica”, così come bisogna dire “NO” a
chi si arroga indegnamente il privilegio di autodefinirsi “politico”, poiché se
siamo arrivati nella grave situazione in cui ci troviamo è perché la vera politica
è stata offesa, vilipesa ed infangata.
La politica non è il
mestiere dei furbi e di cinici mercanti, la politica non è affarismo, la
politica non è creazione e conservazione di privilegi personali e familiari, la
politica non è gestione di bisogni o peggio ancora creazione di bisogni a scopo
di potere, la politica non è sfruttamento delle sofferenze della gente, della
povera gente, per ottenere il consenso, la politica non è imbroglio o
tradimenti, la politica non è una cosa
sporca.
«La politica è un
atto di carità verso il prossimo» (Pio XI); «La politica è una maniera esigente
– ma non è la sola – di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri»
(Paolo VI); «La politica è esigenza e
manifestazione dell’amore cristiano collegato con la giustizia, considerato non
come valore astratto, ma come principio ispiratore dell’azione concreta» (Luigi
Sturzo); « La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare le
condizioni di fondo per la pace». (Benedetto XVI).
Questa è la politica
che vogliamo. Questa deve essere la politica e per questa politica noi dobbiamo
impegnarci.
Occorre restituire
dignità alla politica, cominciando a dare dignità al Parlamento.
È necessario ed
urgente che sia adottato un sistema elettorale che garantisca una rappresentanza
direttamente proporzionale alla volontà popolare e che restituisca al popolo
sovrano il diritto di scegliere, liberamente e democraticamente, non soltanto
la lista, ma anche i candidati che, se eletti, dovranno rappresentare il popolo
italiano, liberi da qualsiasi vincolo di mandato o da gravose imposizioni.
Solo così si potrà
restituire al Parlamento la dignità e la centralità che gli sono proprie e oggi
messe seriamente in discussione.
Sarebbe assurdo
continuare con un sistema elettorale che anziché garantire “stabilità” e
“governabilità”, come surrettiziamente veniva sbandierato dai fautori anche di
quello vigente, ha garantito soltanto a cinici oligarchi il potere di
“nominare” a proprio piacimento i deputati e i senatori in Parlamento, con la
conseguenza di aver spogliato i cittadini del diritto di eleggere i propri
rappresentanti e attenuato fortemente, in tal modo, il principio
costituzionalmente proclamato e garantito della sovranità popolare.
Così come sarebbe
assurdo pensare a un dimezzamento della rappresentanza “sic et simpliciter” per mantenere poi di fatto privilegi e
continuare negli sprechi.
Non saremo mai
d’accordo con chi propone surrettiziamente il dimezzamento della rappresentanza
parlamentare, per poi lasciare inalterati gli inauditi privilegi che ciascuno
di noi non riesce nemmeno ad immaginare.
Occorre pensare, con
urgenza, a un sistema tributario coerente con i principi consacrati nella
Costituzione Repubblicana; uguaglianza sostanziale, giustizia sociale e
distributiva, generalità e uniformità unitamente ai principi amministrativi
della chiarezza, semplicità, efficienza ed economicità devono essere i
riferimenti sostanziali e imprescindibili dell’imposizione tributaria.
Occorre pensare al
lavoro non come a un freddo fattore produttivo, non come una “res”; bisogna pensare finalmente al
lavoro liberato dalla schiavitù e sempre come frutto della persona umana che
merita tutto il rispetto possibile e la tutela nella sua dignità.
Occorre eliminare
ogni spreco, così come occorre tutelare i più deboli e chi si trova veramente
nel bisogno; non più, però, i falsi poveri e i mistificatori.
Oggi siamo qui
insieme perché preferiamo la speranza alla rassegnazione, l’impegno e la
responsabilità all’indifferentismo, la solidarietà all’egoismo, l’amore sociale
alla conflittualità.
Oggi siamo qui
insieme per contribuire a costruire una società più umana, più libera e più
giusta, che ponga al centro la persona umana nella sua integralità e per
contribuire a realizzare compiutamente e concretamente il bene comune.
Sappiamo bene, stante le esperienze vissute da chi ha
dedicato l’intera vita per questi ideali,
che le difficoltà da affrontare non sono poche.
Sappiamo bene, però,
che quando si crede disinteressatamente e perdutamente in un ideale, in un
progetto condiviso, anche quelli che possono sembrare sogni potranno diventare
straordinarie realtà.
Crediamo fortemente
che quando la politica è amore sociale e volontà di servire, rappresenta
certamente un atto di carità e che l’impegno diretto e personale, specie per
chi si professa cristiano, è un dovere sociale ineludibile.
Con questa
consapevolezza desideriamo dare liberamente il nostro contributo “operoso”.
È anche per questo
che oggi vogliamo affidare, convinti, le nostre speranze a “Italiani Liberi e
Forti”, perché pensiamo che non ci deluderà, che non ci tradirà.
Bisogna far conoscere
a tutti gli Italiani che credono nella persona umana e nel bene comune che con “Italiani
Liberi e Forti” rinasce la speranza per poter fare finalmente una “buona
politica”.
Bisogna far sapere a
tutti gli Italiani che credono veramente nella libertà e nella democrazia, che
bisogna ritornare all’impegno diretto in politica.
Lasciate che concluda
ricordando a me stesso e a voi tutti il deciso e convinto richiamo che don
Tonino Bello fa a tutti i politici: «Amate senza riserve la gente che Dio vi ha
affidato: a Lui, prima che al partito, un giorno ne dovete rendere conto».
Roma 13 maggio 2012
Giovanni Tesè
Intervento di Giovanni Tesè, tenuto a
Roma, Palazzo Teatro Santa Chiara, il 13 maggio 2012 in occasione del 1°
Convegno Nazionale dei soci e dei simpatizzanti di Italiani Liberi e Forti –
ILeF.
Giovanni Tesè con Giovanni Palladino |
Giovanni Tesè con Enzo Di Natali |
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