CONCETTA MONTANA LAMPO, La scuola che include

“Ogni mattina è una tragedia
perché c'è una montagna di compiti da fare
e io non sono veloce e bravo
come i miei compagni”

Il vissuto quotidiano, carico di angoscia, di un ragazzo che incontra il muro di una difficoltà nel suo percorso di apprendimento e di crescita personale non può che muovere l'intima necessità, il dovere professionale ed etico di conoscere, riconoscere e accogliere la sua sofferenza, di essere in grado di rispondere efficacemente al suo bisogno formativo.

 I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

BES è l'acronimo di Bisogno Educativo Speciale (Special Educational Need); “il BES è qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento (permanente o transitoria) in ambito educativo e/o di apprendimento, dovuta all'interazione di vari fattori di salute secondo il modello dell'ICF dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e che necessita di educazione speciale individualizzata” (Dario Ianes).
Un contributo particolarmente importante alla definizione di Bisogni educativi speciali (B.E.S.) e all’elaborazione di strategie educativo-didattiche di “speciale normalità” è stato dato da Dario Ianes che, nel volume Bisogni educativi speciali e inclusione (Erickson, 2005), fornisce un quadro sistematico di tutte le situazioni di disagio e problematicità capaci di creare difficoltà scolastiche agli alunni. Ianes ritiene che vadano prese in considerazione tutte le possibili difficoltà:
-        nell’ambito dell’apprendimento e dello sviluppo delle competenze;
-        nella sfera delle relazioni;
-        nell’ambito familiare;
-        nell’ambito motivazionale.
L'ICF (International Classification of Fuctioning) è il modello che segue l'aspetto bio-psico-sociale, bisogna considerare la globalità e la complessità dei funzionamenti della persona. Secondo l'OMS la salute non è assenza di malattia, ma benessere bio-psico-sociale, piena realizzazione del proprio potenziale. Un BES è una difficoltà che si manifesta nell'età evolutiva e cioè entro i primi 18 anni di vita del soggetto; questa difficoltà si manifesta negli ambiti di vita dell'educazione e/o apprendimento scolastico e può coinvolgere, a vari livelli, le relazioni educative formali e/o informali, lo sviluppo delle competenze e di comportamenti adattivi, gli apprendimenti scolastici e di vita quotidiana, lo sviluppo di attività personali e di partecipazione ai vari ruoli sociali.
L'ICF propone un approccio olistico della persona, integrando l'aspetto sanitario e quello sociale. Infatti, si propone di valorizzare la persona tramite l'inclusione di tutte le differenze culturali, sociali, linguistiche, razziali, di genere, mentali e fisiche; tutto ciò per potenziare capacità, competenze e attività per favorire la partecipazione sociale del soggetto.
La scuola realizza la propria funzione pubblica impegnandosi per il successo scolastico di tutti gli studenti, con particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità, di disabilità e di svantaggio. Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzitutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza.
Per una scuola davvero inclusiva bisogna uscire dalla vecchia logica delle categorie delle patologie riconosciute a livello medico per entrare nella nuova logica del riconoscimento di tutti gli alunni con BES e cioè di tutti quelli che hanno qualche difficoltà nel loro percorso evolutivo-apprenditivo in cui i bisogni educativi normali incontrano maggiori complessità nel trovare risposte adeguate per qualche difficoltà nel loro “human functioning”. Bisogna tenere conto che i bisogni di un alunno straniero o con difficoltà di lettura o di calcolo o con disagio psicologico di origine familiare o con problemi di comportamento non possono valere meno di quelli di un alunno “riconosciuto e certificato”.
La scuola si impegna a garantire i “livelli essenziali di qualità” nei processi di inclusione degli alunni in difficoltà, questi livelli essenziali devono stimolare l'automiglioramento, costruire un percorso profondamente partecipato ed essere frutto di una sperimentazione propria e non imposta e sono fondamentali per garantire agli alunni disabili e alle loro famiglie pari diritti effettivi al di là della loro condizione personale e sociale.
Le strategie per una didattica inclusiva sono:
- la “cura delle relazioni” tramite l'accoglienza e l'incoraggiamento;
- il “rispetto dell'altro” con l'individualizzazione, la personalizzazione e la valorizzazione delle diversità;
- la “didattica per la classe” attraverso il cooperative learning, le attività di piccolo gruppo, il peer tutoring, le attività laboratoriali, gli ausili didattici e le intelligenze multiple.
La didattica può essere considerata veramente inclusiva quando viene svolta pensando alla classe dove sono presenti alunni con esigenze didattiche diverse (chi ha difficoltà ma anche le eccellenze), ciò implica un cambiamento nell'organizzazione scolastica. Nasce l'esigenza di adottare forme di flessibilità che riguardano diversi aspetti della didattica come la gestione della classe, l'assegnazione dei compiti, l'utilizzo o no dei supporti informatici, i criteri e le forme di valutazione, l'attenzione alle esigenze dei singoli, l'individualizzazione e la personalizzazione dei percorsi.
La scuola per essere inclusiva deve poter far riferimento al territorio individuato dai servizi sociali e culturali che interagiscono con la scuola e le famiglie.

ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

La direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti d'intervento per alunni con BES e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica” ha segnato un passaggio importante sul concetto di BES. Con questa sigla si fa riferimento a tutti quei bisogni che gli alunni presentano e che richiedono interventi personalizzati non necessariamente supportati da diagnosi medica e comunque riferiti a situazioni che fanno prefigurare un intervento mirato e personalizzato.
L'inclusione scolastica è il processo attraverso il quale gli impedimenti vengono rimossi in modo che ciascun individuo possa essere valorizzato, incontrando le condizioni per esprimere al meglio le proprie potenzialità. Ciò significa spostare l'analisi e l'intervento dalla persona al contesto per individuare gli ostacoli e operare la loro rimozione.
La legge n° 170/2010 viene estesa all'intera area dei BES, perché in questo modo il MIUR ha voluto regolamentare tutte le categorie rimaste senza un riferimento legislativo; è un invito a vedere tutto in un'ottica inclusiva. L'iter previsto dalla legge si articola in tre fasi:
- individuazione degli alunni che presentano difficoltà significative di lettura, scrittura e calcolo;
- attivazione di percorsi didattici mirati al recupero di tali difficoltà;
- segnalazione dei soggetti che non hanno recuperato nonostante l'intervento didattico.
Come previsto dalle C.M. n. 8 del 6 marzo 2013 del MIUR, ogni scuola, dopo aver istituito il GLI (gruppo di lavoro per l'inclusione), deve elaborare il PAI (piano annuale per l'inclusività).
Il PAI redatto dal nostro Istituto indica scelte metodologiche che hanno come scopo quello di attuare percorsi capaci di favorire pari opportunità per tutti gli alunni individuando strategie didattiche ed organizzative che favoriscano il percorso di apprendimento dei soggetti con BES.

I DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO

Tanti ragazzi hanno vissuto e vivono l'esperienza scolastica con un senso di costante frustrazione e fallimento e per tanto tempo non sono stati compresi nella natura specifica della loro difficoltà, subendo oltre al danno anche la beffa di sentirsi accusati di svogliatezza, di incostanza nello studio, di disattenzione sono i soggetti con DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento).
Con il termine “DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento)” si intende la difficoltà nell'apprendere la lettura, la scrittura e/o il calcolo, nonostante una normale intelligenza, capacità percettive ed adeguate opportunità educative” (DSM IV).
Oggi, dopo un trentennio di studi e di ricerche, si è arrivati ad un importante progresso delle conoscenze sui DSA che consente anche ai docenti di riconoscere e di indagare su una difficoltà mettendo in atto una serie di azioni e di attivare un processo di insegnamento-apprendimento idoneo per il ragazzo che non risponde ai livelli di apprendimento standard dell'età e della classe di appartenenza, non giustificati da fattori di contesto.
Nel corso degli anni, ai contributi derivanti dalla ricerca scientifica e dall'affinamento delle tecniche di indagine diagnostica, si è sviluppato un iter legislativo che ha avuto come esito ultimo la stesura e la promulgazione di una legge per i DSA, la legge n° 170/2010 che riporta le “nuove norme in materia di disturbi specifici dell'apprendimento in ambito scolastica”.
La legge  n° 170/2010 è una legge per la scuola, infatti, l'Istituzione Scolastica viene individuata come la struttura idonea e competente che ha il compito di prendersi cura della persona con DSA e specificamente deve:
- acquisire le conoscenze adeguate e competenza specifica con la formazione degli operatori scolastici;
- individuare precocemente una difficoltà;
- adottare adeguate attività di recupero didattico mirato;
- individuare il persistere della difficoltà;
- attivare interventi idonei ad individuare i casi sospetti di DSA;
- trasmettere apposita comunicazione alla famiglia per effettuare diagnosi tempestive (la diagnosi è compito degli specialisti);
- affrontare la situazione in maniera adeguata dal punto di vista psicologico e didattico per ottemperare alla mission formativa della scuola, cioè diminuire l'insuccesso e l'abbandono scolastico.
Se si pensa che l'incidenza di questi disturbi è stimabile attorno al 3-4% della popolazione scolastica questo significa che in media ci si può aspettare la presenza di un alunno per classe con questi disturbi.

FARE SCREENING A SCUOLA

La scuola ha deciso di attuare lo screening, perché questa attività può giocare un ruolo significativo nella sensibilizzazione e nella formazione del personale della scuola, permettendo non solo un più preciso riconoscimento del DSA, ma anche la messa in atto di misure didattiche adeguate basate sulla comprensione dei meccanismi che lo sottendono.
Infatti, il disturbo di lettura ha ripercussioni non solo in ambito scolastico perchè “le difficoltà di apprendimento che ne derivano indirizzano molto spesso a scelte didattiche e professionali verso ambiti con minore carico di lettura” (Moreno, Pianta, Stella 2005).
La diagnosi è fondamentale per gli alunni della scuola secondaria di secondo grado, perché è il periodo in cui gli alunni sono chiamati a decidere del loro futuro e le scelte devono tenere conto delle loro attitudini e non in base alle difficoltà. E' per questo che non bisogna ignorare il problema.
Ciò verrà attuato con il progetto “Fare screening a scuola” che si inserisce all'interno di un programma di prevenzione che mira a verificare lo sviluppo delle abilità di base del ragazzo e di individuare eventuali settori di sviluppo deficitari in rapporto all'età di appartenenza. Ciò si realizzerà tramite le prove MT Avanzate di scrittura, lettura, comprensione e calcolo.
Il progetto DSA “Fare screening a scuola” è stato attuato nell'a. s. 2012/13 e si inserisce all'interno di un programma di prevenzione che mira a verificare lo sviluppo delle abilità di base del ragazzo e di individuare eventuali settori di sviluppo deficitari in rapporto all'età e alla classe di appartenenza.
“Con il termine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di predire un disturbo sulla base della presenza di un segno critico. Lo screening non ha avuto la pretesa di evidenziare in modo inequivocabile un disturbo, ma di individuare, con un buon livello di attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo. Non si tratta di effettuare una diagnosi, ma piuttosto di indirizzare ad uno studio diagnostico una popolazione che presenta alcuni indizi caratterizzanti” (G. Stella).
La popolazione scolastica presa in considerazione per lo screening sono le classi I e III (circa 500 alunni), esclusi gli alunni con diagnosi preesistente.
Per la metodologia sono stati presi in considerazione due criteri di problematicità: il criterio di difficoltà e quello di rischio. L'indagine permette di conoscere principalmente il livello di lettura, scrittura e calcolo; quella che si ottiene è una conoscenza “oggettiva” (quale peso dare alle singole criticità in modo comparato) e “quantificata” (quanti alunni si trovano con prestazioni nella media, quanti in difficoltà e quanti a rischio).
Nei mesi di Febbraio e Marzo si è svolta la somministrazione e la correzione delle prove, nel mese di Aprile sono stati restituiti i dati al Collegio dei Docenti e, in particolare, ai Consigli delle classi interessate, si è poi attivato uno sportello per le famiglie degli alunni risultati a rischio.
L'ambito di indagine è stato quello linguistico e matematico, gli strumenti utilizzati sono state le Prove MT Avanzate (scrittura, lettura, comprensione e calcolo).

IL CENTRO TERRITORIALE DEI DSA

I processi di riforma dell'ordinamento scolastico, che rapidamente in questi anni stanno ridisegnando in modo sostanziale le modalità del "fare scuola" insieme all’analisi attenta dei bisogni del territorio, impongono una riconsiderazione di tutti i parametri che sino ad oggi hanno guidato la programmazione e la progettazione dell'intervento formativo. Tale ripensamento pare più urgente per quelle fasce di utenza scolastica particolarmente bisognose di interventi di tutela, come gli alunni con DSA. L'autonomia degli Istituti scolastici apre nuove opportunità di rivedere vecchi modelli organizzativi, dando finalmente la possibilità di valorizzare risorse e potenzialità sino ad ora rimaste inespresse, di sperimentare nuovi modelli di organizzazione formativa più coerenti con le esigenze sociali, economiche e culturali del territorio in cui le istituzioni scolastiche operano.
La rete degli Istituti Scolastici afferenti al Distretto ASP di Canicattì viene costituita nell’anno scolastico 2012/2013 e l'Istituto Tecnico "Galilei" di Canicattì assume le funzioni di scuola capofila tenuto conto:
- il quadro normativo avviato dalla Legge 59/1997, che ha sancito l’autonomia giuridica degli istituti scolastici;
- la Legge 170/2010 riguardante “Nuove norme in materia di Disturbi Specifici dell’Apprendimento in ambito scolastico”;
- il D.M. 12/07/2011 riguardante “Disposizioni attuative della Legge 170/2011”;
- il Protocollo d’Intesa sottoscritto tra l’ASP di Agrigento e l’USP Ambito X di Agrigento il 9/10/2012;
- la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 Riguardante “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”;
- la C.M. 8/2013 che fornisce le indicazioni operative riguardo la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012.
Si propone pertanto una rete di Scuole,  ASP di Canicattì, Enti Locali e Associazioni per la tutela dei diritti di tutti gli alunni, operanti nell'area territoriale degli attuali Distretti Scolastici della Provincia di Agrigento, allo scopo di costituire e gestire un "Centro Territoriale per i DSA" finalizzato:
a) alla realizzazione di servizi per l’inclusione scolastica dei soggetti con disturbo di DSA;
b) al successo formativo degli stessi.

LA FORMAZIONE

Sempre su questa tematica sono stati organizzati dei corsi di formazione per tutti gli operatori scolastici del territorio dopo la costituzione del Centro Territoriale dei DSA con riferimento al progetto “Interventi BES” dopo la stipula del Protocollo d'Intesa tra l'ASP di Canicattì e l'Associazione “Learning Lab Onlus” di Canicattì.
La formazione si è così articolata:
1) “DSA: l'evoluzione del disturbo in scuola secondaria: dalla teoria alla pratica...” relatore: Dott.ssa Marina Scozzari del 22 Marzo 2013;
2)   “Indagine e rilevazione sulle abilità di scrittura e calcolo in scuola di II grado” relatore: Dott.ssa Lorella Rizzo del 5 Aprile 2013;
3)   “Approccio metodologico per i DSA” relatore Dott.ssa Barbara Argo del 12 Settembre 2013;
4)  “Il Piano Didattico Personalizzato: procedure e contenuti per una stesura efficace” relatore: Dott.ssa Gabriella Caramazza del 7 Ottobre 2013;
5)   “Corso base ICF” organizzato in collaborazione con l'IRCCS Oasi Maria SS. Di Troina relatori Dott. Serafino Buono e Dott.ssa Tommasa Zagaria del 9 Maggio e 5 Giugno 2014.

LE MIE ESPERIENZE COME FORMATORE

L'incarico di Funzione Strumentale relativa all'area BES, mi ha permesso di formarmi e di portare avanti attività di Docente formatore:
 convegno UCIIM sez. Agrigento - relazione su “BES: aspetti legislativi” - Agrigento, 18 Febbraio 2013;
 convegno su “La nuova legislazione sui BES” - relazione su “Le problematiche dei DSA nella scuola secondaria di secondo grado” - Grotte, 5 Aprile 2013;
 corso organizzato dall'USP di Agrigento – Ambito Territoriale X e CTRH dell'I.T. “Galilei” - relazione su “BES: approcci didattici e metodologici”;
   docenza nel Master di I Livello su “ “ - organizzato dalla LR Psicologia di Roma;
 corso di aggiornamento su “Il Piano Didattico Personalizzato: la stesura da parte del Consiglio di Classe” - Liceo “Politi” di Agrigento;
 corso di aggiornamento su “I DSA e il Piano Didattico Personalizzato” - Istituto “Pirandello” di Canicattì;
  corso di aggiornamento su “I DSA e il Piano Didattico Personalizzato” - Istituto “Pirandello” di Licata.

RIFLESSIONI CONCLUSIVE

In questo triennio la normativa ha spostato l'attenzione dalla “speciale normalità” alla “normale specialità”, l'alunno con problemi è il fulcro di tutte le attività che si svolgono a scuola. La nostra scuola ha cercato e cerca di far proprie queste indicazioni, diventando la scuola che include e non solo quella che integra.
Ovviamente questo passaggio non sempre è facile, anche perché bisogna lavorare molto sulla “informazione” e sulla “formazione” di tutti i portatori d'interesse dell'istituzione scolastica.
Sicuramente questo nuovo approccio ha avuto come conseguenza la diminuzione della dispersione scolastica e una maggiore partecipazione di tutti gli utenti.
Facendo propria la citazione di Gesualdo Nosengo, grande umanista e laico impegnato tra la gioventù studentesca, “noi che abbiamo l’onore di salire ogni giorno in cattedra, abbiamo l’obbligo morale di essere guida attenta delle giovani vite poste di fronte a noi Se lasciassimo il campo saremmo più colpevoli di ieri.” questo è il pensiero che lascio a tutti quelli che verranno dopo, perché i giovani “tutti uguali e tutti diversi” sono il motore della nostra scuola, senza di loro noi non avremmo motivo di esserci.

Concetta Maria Montana Lampo

Nessun commento:

Posta un commento