GIUSEPPE CARLO MARINO, Globalmafia


ANCORA SU GLOBALMAFIA: UN LIBRO CHE NASCE DA UNA CIVILE DISPERAZIONE- UN MANIFESTO PER UN’INTERNAZIONALE ANTIMAFIA


Care amiche e cari amici, a seguito della mia precedente lettera con la quale già annunciavo la prossima uscita (16 febbraio p.v.) del mio “GLOBALMAFIA - MANIFESTO PER UN’INTERNAZIONALE ANTIMAFIA” , con un contributo di Antonio Ingroia (Bompiani, editore), ho ricevuto numerosi, e da me assai apprezzati, segnali di attenzione, insieme a una domanda piuttosto ricorrente che riassumo nei seguenti termini: “Perché dopo i numerosi libri sull’argomento, ponderosi ed esaurienti, da te dati alle stampe con successo appena pochi anni addietro, ne hai voluto adesso scrivere un altro che rischia di restare soffocato dalla sterminata messe di analoghe pubblicazioni che implacabilmente inondano le librerie?”
Mi sembra che il quesito solleciti un’immediata e pubblica risposta, per tentare di scongiurare il pericolo che il libro, oramai avviato alle librerie, vada incontro, appunto, a quella sorte (francamente nient’affatto improbabile) di soffocamento.
Rispondo d’impeto ricordando che questo mio nuovo libro non è una delle solite narrazioni di misteriose vicende e di orrori e misfatti della mafia, ma un testo agile e compatto che, spiegando che cos’è la globalmafia nel contesto attuale della realtà mondiale, suggerisce una strategia per combatterla. Alla base della scelta di scriverlo c’è certamente la volontà di offrire ai lettori una specie di epilogo di una lunga esperienza di ricerca e di riflessione sull’argomento (cominciata in giovanissima età, nel lontano 1964), ma soprattutto uno slancio di passione civile, sotto la molla di un’altrettanto civile disperazione. Una disperazione la cui origine è tanto culturale e scientifica, quanto è decisamente politica.
Trovo, infatti, disperante la corrente disinformazione sulla natura reale del fenomeno mafioso che va ancora quotidianamente registrata (senza rilevanti differenze tra “sinistra” e “destra”), a dispetto di tanto parlare e scrivere di mafia, di mafie, di mafiosi, di eroi e di morti ammazzati. Disperante che non solo a “destra”, ma anche a “sinistra” si continui a dire e a scrivere che la mafia è un fenomeno di “criminalità organizzata”, senza coglierne la vera natura che è quella di un sofisticato e permeante sistema di potere illegale, così intrecciato con quello legale da ottenerne di fatto un’ufficiosa legittimazione. E trovo, adesso, ancor più disperante che, anche a sinistra, non si colgano appieno (nella loro portata “strutturale”) i rapporti organici che intercorrono tra la proliferazione delle mafie nel mondo e i processi di globalizzazione dell’economia capitalistica.[1]
In aggiunta, avverto come disperante il fatto che si insista, sempre anche a sinistra, nel proporre l’azione antimafia in termini di difesa di un’astratta e ambigua “legalità”, a fronte di una mafia che, nelle sue più varie forme, viene spesso di fatto “legalizzata”, mentre è vero, piuttosto, che non esiste una qualsiasi legalità che sia degna di essere tutelata e difesa se non coincide con la giustizia sociale. (Che cosa significa, mi chiedo e chiedo, la lotta per la “legalità” in Stati come il Messico, la Colombia, la Russia e oggi forse anche l’Italia se non un sostanziale avallo della sostanziale mafiosità dei loro rispettivi sistemi di potere?).
Un ulteriore motivo di disperazione (quasi un compendio degli altri già dichiarati sopra) è, per me, il sentir dire a destra e a manca che combattere la mafia sarebbe un compito da realizzarsi al di sopra delle contrapposizioni politiche tra “destra” e “sinistra”, ovvero al segno di uno spirito legalitario al di sopra delle parti, al di là di ogni possibile conflitto sociale tra gli “onesti” di ogni partito, con un impegno volenterosamente bipartisan: tanto ecumenismo potrebbe proporsi per la lotta alla mafia nella sua espressione militare di “criminalità organizzata”, ma sarebbe possibile, e avrebbe un senso, per combattere la mafia nella sua vera natura di fenomeno di potere? Come dar credito di antimafia in Russia all’azione contro la criminalità organizzata di Putin e, in Italia, a quella di Berlusconi?
D’altra parte, riflettendo sulle fonti della mia “disperazione” ho trovato la strada per esorcizzarne le conseguenze che sarebbero state quelle, assai sterili, di un indignato e solitario silenzio. La strada, appunto, di scrivere un nuovo libro. Non per ripetere cose da me e da altri già scritte, ma per disegnare un inedito MODELLO INTERPRETATIVO UNITARIO DEL FENOMENO MAFIOSO, idoneo a spiegare come e con quali conseguenze si sia sviluppato il passaggio dalla siciliana Cosa Nostra alle altre mafie che oggi prosperano in tutta Italia e nel mondo; e come e perché la mafia sia diventata un fenomeno organico della stessa globalizzazione capitalistica.
Ho inteso, così, offrire un testo di “battaglia” e di riflessione, che potrà forse contribuire ad una rifondazione dell’identità della Sinistra (come “antimafia globale”) e, spero, riuscire utile ai giovani in cerca di orientamento, nonché – come mi sembra scontato - a quanti per le più diverse ragioni di impegno civile o di lavoro siano già consapevoli dell’indissociabile rapporto che intercorre tra la cosiddetta “legalità” e la giustizia sociale negata dal capitalismo.
Adesso, per concludere, e chiedendo scusa per avere ancora una volta invaso lo spazio comune, ritorno su quanto ho già scritto nella lettera precedente . Spero nella possibilità di far nascere e di sviluppare nel web le forze per la formazione, dal basso, di un’Internazionale antimafia: una comunità a vasto raggio nella quale far confluire e collegare avanguardie di massa civilmente alternative al “pensiero unico” della globalizzazione. Un’impresa così difficile ed avvincente aveva certamente bisogno di un MANIFESTO. E “Globalmafia” vuole essere questo MANIFESTO. Ma sarete voi, amiche e amici, leggendolo, a farmi sapere se e in quale misura possa ritenersi adeguato alle sue finalità. Mi attendo critiche, correzioni, integrazioni, in un largo dibattito, a dispetto del fatto di non poter contare sull’aiuto degli organi di informazione del nostro infelice Paese, giornali e riviste normalmente poco inclini a divulgare scritti che comportino, sia per gli autori che per i lettori, un’intensa dedizione alla fatica del pensare. Ma, per fortuna ─ oso sperarlo ─ esistono le invisibili, molecolari, risorse di intelligenza critica del web. Conto molto su tali risorse.
Intanto vorrei ancora pregarvi di diffondere questo testo: che ciascuno di voi lo immetta, per favore, nella propria rete di amicizie.
Un affettuoso saluto
Giuseppe Carlo Marino

NOTA
[1] Prego di notare che se non si superano i limiti di una siffatta disinformazione sarà sempre possibile ad un Maroni o a un Putin qualsiasi far credere agli allocchi di combattere duramente la mafia (gonfiandosi il petto per i successi conseguiti nella lotta alla “criminalità organizzata”) proprio mentre la mafia-mafia, in realtà va diventando ancora più forte e decisiva nel complessivo sistema di potere politico-economico.
* Pubblicato su Facebook da Giuseppe Carlo Marino il giorno lunedì 14 febbraio 2011 alle ore 20.05

1 commento:

  1. "Non esiste una qualsiasi legalità che sia degna di essere tutelata e difesa se non coincide con la giustizia sociale".
    Condivido in pieno questo pensiero di Marino che trovo anche rivoluzionario!!!!
    Giuseppina Ficarra

    RispondiElimina