GIUSEPPE NATIVO, Al Centro Studi “F. Rossitto” debutto poetico di Diego Guadagnino

“Trasmutazione” ovvero quel viaggio interiore che cerca di penetrare il mistero dell’esistenza
Un momento della presentazione del libro. Da sinistra: Emanuele Schembari,
Giorgio Chessari, Diego Guadagnino, Giovanni Occhipinti
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Quando la poesia autentica, “vera, senza tempo e al di sopra di ogni contingenza”, incontra l’arte, che trae linfa vitale da quella arcana vibrazione di suoni, parole, colori e forme, avvertendovi quasi l’eco di quel mistero della creazione, ecco che nasce l’opera unica nel suo genere che parla del suo autore introducendo alla conoscenza del suo intimo e rivelando l’originale contributo da lui offerto alla storia della cultura. Sulla base di tali istanze si muove l’altissimo estro letterario e poetico di Diego Guadagnino messo in evidenza dalla sua opera di esordio, “Trasmutazione” (Libroitaliano World, Ragusa 2007), recentemente presentata al Centro Studi “F. Rossitto”. “Si tratta di un volume che raccoglie il bilancio di oltre vent’anni di intensa riflessione sul proprio esistere”, questo l’incipit del discorso introduttivo affidato al Presidente del Centro Studi, on. Giorgio Chessari, che ha promosso ed organizzato l’evento culturale – “riflessione che Guadagnino ha sviluppato acquisendo una corda lirica tanto profonda da prendere subito l’animo del lettore”.
L’Autore, nato 56 anni fa a Canicattì dove espleta l’attività di avvocato, non ha mai abbandonato l’innata passione letteraria che, sin dalla fine degli anni ’60, lo vede protagonista in campo poetico. La pubblicazione di “Trasmutazione”, lo rivela alla critica e al grande pubblico come poeta raffinato e di straordinario spessore nei contenuti. Ad analizzare i temi poetici ed i toni ispiratori della silloge di Guadagnino sono stati chiamati il prof. Giovanni Occhipinti (scrittore, poeta e critico letterario) ed il dott. Emanuele Schembari (giornalista e poeta), i quali con le loro articolate discettazioni hanno coinvolto il numeroso ed attento pubblico che si è stretto attorno ai familiari e amici del poeta nonché alle diverse personalità della cultura iblea presenti in sala.
Il percorso poetico dell’Autore sgorga spontaneo attraverso le sue emozioni e pensieri che, sin dai primi versi, penetrano dirompenti nell’animo del lettore facendo rivivere suggestioni che rivelano gli aspetti più “reconditi e inquietanti dell’esistenza”. Il tutto, con linguaggio colto e chiaro, si inserisce in una “raffinata tramatura formale”. Tutta l’opera è impostata su uno “schema ritmico nel quale l’Autore trasferisce la propria carica spirituale e interiore” - come ha sottolineato il prof. Occhipinti nel corso del suo puntuale ed articolato intervento - caratterizzato da un “endecasillabo dantesco, trascinante per suggestione e per forza”. Ci si trova di fronte ad uno “spartito intrigante intorno alla pagina oscura del tempo sul quale vanno lette ed interpretate le battute e le pause ma soprattutto il silenzio che segnano le scansioni di una invisibile epopea dell’uomo già contenuta nella stessa musicalità dell’endecasillabo a rima alternata”. Il poeta si fa portavoce di un “progetto onesto” sulla “trasmutazione della parola in parola poetica” poiché nel “rifiuto della parola che stupisce è sottointeso il bisogno di una ricerca espressiva personalissima”: “Non voglio la parola che stupisce / e resta ferma a cosa vile e vana, / ma la parola, sì, che scaturisce / dal silenzio ch’è cenere di brama”. Insomma “una parola vissuta e sofferta e perciò desiderata che possa scaturire dalla ferita esistenziale dell’uomo”. E’ proprio da quel “viaggio interiore” e dalla “fusione tra esperienza di vita e riflessioni letterarie” che viene fuori – come ha fatto notare il dott. Schembari nella sua acuta analisi – “un ricco impasto” dove, nel “cammino personale e incisivo” del poeta, sono presenti anche “riferimenti ironici e sarcastici”. Si tratta di una “lirica d’immagine… dove il dettato è ricco di risonanze interiori”, “sorretto da rigore stilistico di limpidezza e di dignità”, risultando evidente come l’Autore cerchi di “penetrare il mistero dell’esistenza” nei suoi variegati aspetti.
La toccante serata si è conclusa con la proiezione del DVD multimediale, realizzato dal Centro Studi Helios di Ragusa, abbinato al volume di Guadagnino, attraverso cui si è avuto modo di apprezzare – in un silenzio confacente allo spirito del poeta – la declamazione di alcune sue poesie, da parte dei bravissimi attori Giorgio Sparacino e del figlio Alessandro, magistralmente accompagnate dalle emozionanti ed originali melodie pianistiche del maestro Sergio Carrubba, ulteriormente arricchite dalla sequenza di immagini riproducenti alcuni splendidi quadri del maestro Salvatore Fratantonio che tanta parte hanno avuto nell’ispirazione poetica dell’Autore.

(Pubblicato su "Insieme", Ragusa, 3 dicembre 2007).

Giuseppe Nativo


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