Figura di prima grandezza della rivoluzione americana, Thomas
Paine è oggi più che mai attuale nell’era “dello sconfinato villaggio globale”,
con le sue riflessioni sulle libertà, l’indipendenza e i diritti naturali
dell’uomo.
Pensatore, politico e autore di veri e
propri trionfi editoriali che conobbero una diffusione enorme, fu “la penna più
amata e odiata” del suo tempo.
E se Bob Dylan gli ha dedicato un suo
testo e Harvey Keitel gli ha dato il
volto in “Mondo Nuovo” di Scola, si
capisce come ancora oggi colpisca la modernità del suo pensiero:
“dall’abolizione della schiavitù e della pena di morte, all’invocazione alla
pace universale e alla proposta di una associazione internazionale per i diritti
e il commercio delle nazioni”.
Nato in Inghilterra, si oppose fin da
subito ai privilegi della monarchia aristocratica, tanto da emigrare in
America, dopo aver perso il suo modesto impiego in un ministero, in seguito ad
una divergenza con i suoi superiori. Vi era sbarcato alla fine dell’autunno del
1774, pochi mesi prima che le vertenze fra le colonie e la metropoli si
trasformasse in guerra. Ricettivo e aperto ai cambiamenti aveva grandi capacità
nel creare formule efficaci ed espressioni chiare a sostegno delle idee che
voleva difendere.
Ai fini della divulgazione era un
ottimo stilista e comunque un giornalista noto, che ai nostri giorni sarebbe
stato un ragguardevole editorialista e soprattutto conosciuto per il notevole
contributo che diede alla causa dell’indipendenza Americana, riuscendo con il
suo Pamphlet “Common Sense” del 1776,
che apparve inizialmente anonimo, a incanalare le energie dei coloni verso un
obiettivo comune: il distacco dall’Inghilterra. Egli lanciava a tutti gli
Americani un vibrante appello redatto in termini accessibili a chiunque e con
argomenti che chiunque poteva convalidare con la proprio esperienza personale.
Paine in modo eloquente e diretto in
sostanza affermava questo: l’’America non avrebbe potuto espandersi se non
quando fosse stato reso impossibile a qualsiasi potenza europea d’interferire
nelle sue faccende. L’intromissione straniera era economicamente rovinosa e per
di più avvilente per il popolo americano. “Non è più il tempo delle parole; la
parola alle armi” sosteneva Paine, contribuendo alla diffusione dell’idea di
uno Stato Indipendente.
Non essendo un politico, ma un uomo
d’azione, si trovò spesso in situazioni scomode generate dalla sua incapacità
di scendere a compromessi con i suoi ideali, situazione che non gli permise di
sfruttare la sua popolarità all’indomani della vittoria contro gli inglesi.
Complessivamente sono tre i grandi
temi, trattati nelle tre opere scritte tra il 1776 e il 1795.
Dalla
lotta alla tirannide nel Common Sense,
al tema dell’uguaglianza in The Rights of
Man (1791 prima parte e 1792 seconda parte), alla libertà di culto, toccato
con The Age of Reason, pubblicato nel
1793.
In breve tempo tutti i suoi scritti
riscossero enorme successo di pubblico, suggestionando fortemente la realtà
politica di quei tempi.
L’opera oggetto della nostra attenzione
è però “I diritti dell’uomo”, la cui prima parte fu pubblicata nel 1791, in
risposta polemica alla pubblicazione di Burke delle “Reflections on the Revolution in France” del 1790, nelle quali il
pensatore britannico, respingeva gli ideali e i valori che la Rivoluzione
francese promuoveva e biasimava quanti simpatizzavano con gli stessi.
Il saggio ebbe immediatamente in
entrambe le sue parti un grandissimo successo di pubblico e per evidenti
motivi: il violento attacco alla monarchia, al sistema aristocratico e ai
principi ereditari ad esso connesso, le proposte di riorganizzazione sociale,
come ad esempio le tasse sul reddito, gli interventi sociali a favore di
giovani ed anziani, la redistribuzione della terra coltivabile, furono accolti
come temi innovativi e moderni un po’ in tutto il mondo.
L’aver riportato all’attenzione dei
lettori e pensatori dei nostri giorni l’opera di questo personaggio cardine
della rivoluzione americana e della istituzione degli stessi Stati Uniti
d’America è merito dell’intuizione di un giovane laureando, che negli anni ’70
concentrò i sui sforzi di studente universitario verso questo pensatore e fece
di “Rights of Man” l’oggetto della
sua tesi di laurea pubblicandone una “Critica”
L’autore in questione è Vincenzo
Fontana, oggi apprezzatissimo Dirigente scolastico, a guida di una delle
istituzioni scolastiche più prestigiose della provincia di Agrigento e della
Sicilia tutta, l’II.SS. Galileo Galilei di Canicattì.
L’allora ventenne Fontana si cimentò
nell’approfondimento del pensiero di quest’autore, affascinato da questo
“pensatore globale”, capace di fondere le idee di matrice repubblicana e rivoluzionaria inglese, con il pensiero
illuministico imprimendogli una forza inedita, ma come racconta spesso l’autore
oggi, mai avrebbe immaginato che “la fatica di quegli anni”, considerata fin da
subito un’analisi puntuale del Classico di Thomas Paine, potesse diventare “Critica a Rigths of Man”, edita da
Bonfirraro in occasione del 240 esimo anniversario della Dichiarazione
d’Indipendenza americana ed in vendita in tutte le libreria d’Italia e nel web.
Di strada ne ha fatta quella tesi e se
gli incontri sono spesso fortuiti, come quello tra il Dirigente e l’illustre
storico Salvatore Vaiana, docente dello stesso Galilei, che con il suo saggio
introduttivo alla “Critica” ha trasmesso in Vincenzo Fontana il desiderio di
far conoscere il proprio lavoro universitario, il successo notevole di cui sta
godendo “Critica a Rights of man” in
questi mesi successivi alla pubblicazione , non è certo casuale.
Presentata in giro per la Sicilia, in
vivacissimi salotti culturali, l’opera gode di continui apprezzamenti,
confortando l’idea di Vincenzo Fontana di non lasciare indimenticato il suo
lavoro di un tempo.
Dalla “prima” a Naro città d’origine di
Fontana nel palcoscenico del Castello Chiaramontano, allo storico Teatro
Sociale di Canicattì con la presenza di una rappresentanza di tutte le scuole
del Comune, al palazzo Stella sede della biblioteca comunale, invitato
dall’Unitre di Canicattì, fino a oltrepassare i confini dell’Italia e giungere
a Enò Atelier di Rue De Dublin di Bruxelles; e poi a Catania, alle Ciminiere
per una conferenza-stampa organizzata dal segretario dell’Assostampa - Catania
Daniele Lo Porto e infine a Racalmuto, nella prestigiosa cornice della
Fondazione Sciascia, per una indimenticabile giornata di studi in onore dei
diritti universali dell’uomo e delle libertà costituzionali, organizzata dall’infaticabile
Enzo Sardo e ispirata al saggio in questione,
dove il Preside Fontana è stato onorato dalla presenza del Presidente della
Regione Rosario Crocetta, che è intervenuto in chiusura dei lavori a riprova che la classe
dirigente-politica, abbia la volontà e la serietà di scommettersi su questo
percorso che è nuovo e antico al tempo stesso.
Fontana, nel presentare l’opera di
Paine, ha rilevato «due filoni principali di analisi e di interpretazione» di Rights of Man: il primo, «liberale e
radicale», considera l’autore «un precursore della democrazia moderna» e un
teorico del «giusnaturalismo moderno», secondo cui «i diritti della
Dichiarazione [del 1789] (libertà, proprietà, uguaglianza) spettano
all’individuo indipendentemente da qualsiasi rapporto sociale»; il secondo,
ritenuto «più completo», analizza l’opera alla luce del pensiero di Marx e ha,
come scrive Magri, «di mira il giusnaturalismo (e il liberalismo)», ma «solo in
quanto si configura come particolare sistema storico di potere».
Temi e diritti, alla libertà, alla
proprietà e all’uguaglianza (“Dichiarazione” del 1789) quelli risvegliati da
Fontana e trattati da Paine, che non possono lasciare indifferenti, in tempi di
crisi e difficoltà come quelli attuali e che, sostiene sempre l’autore,
spetterebbero all’individuo indipendentemente da qualsiasi rapporto sociale.
Durante le presentazioni itineranti del
saggio, tanti sono stati gli stimoli culturali a cui il dirigente scolastico ha
dovuto rispondere, provenienti da un
pubblico di volta in volta eterogeneo, ma sempre attento e interessato; uno tra
più sentiti, anche perché proposto da un anziano membro dell’Unitre di
Canicattì, ha messo in evidenza ad esempio le difficoltà, nella società odierna caratterizzata dalla
prepotenza e dalla sopraffazione del potere finanziario, che i valori genuini e
i diritti “che dovrebbero essere naturali”, hanno nell’imporsi.
Molto significativo e sentito, fra i
tantissimi raccolti durante la presentazione del libro, è stato l’intervento di
una donna, che partendo dal racconto della propria vita, caratterizzata dalle
difficoltà legate all’emigrazione inarrestabile nel dopoguerra italiano, ha
raccontato della scarsa integrazione che un tempo caratterizzava gli italiani
all’estero, che lavoravano dignitosamente, ma che inevitabilmente venivano
ghettizzati, al pari di quanto sta accadendo oggi nella nostra Canicattì con le
comunità etniche minori e un po’ dovunque in Italia.
Il clima che ha nutrito le presentazioni della
“Critica” è stato sempre
entusiasmante; molti gli animi dei presenti alle varie manifestazioni che si
sono infiammati nel sostenere che proprio alcune politiche sociali
pro-emigrazione hanno accentuato il divario tra i “nostri italiani” oggi più
che mai “disoccupati” e i “nuovi arrivati” in cerca di quello che i nostri
stessi figli sono costretti a realizzare altrove.
L’autore Fontana ha sempre saputo
accogliere gli stimoli provenienti dai dibattiti, sia che fossero le “sagge
provocazioni” degli studenti dell’UniTre, sia che provenissero dal pubblico
decisamente più giovane degli studenti presenti al Teatro Sociale, sia che si
trattasse di interlocutori navigati come sindaci, commissari o politici
Sempre con schiettezza, lucidità e
onestà intellettuale ha interloquito coi presenti alle varie manifestazioni
affrontando la complessa questione dei diritti umani, con le sue riflessioni
sul ritorno al soggetto – uomo, in una società caratterizzata sempre più dalla
prepotenza di pochissime multinazionali con il monopolio assoluto sui mercati,
e dalla finanza, smodata
e incontrollata, che contiene al suo interno tantissime sofferenze, ma anche
aggiungendo talora delle note positive e invitando tutti i presenti a
riflettere sulla necessita di pensare “in grande”, non limitandosi a ragionar
in termini di singoli paesi o guardando solo all’Italia, ma a una grande Europa
che accetti i flussi migratori come il risultato di un inarrestabile processo
di globalizzazione.
Partendo dalla propria esperienza
professionale e civile, che si è esplicata nelle attività di professore prima,
di Sindaco in seguito, e di Dirigente scolastico oggi, Vincenzo Fontana ha
sempre cercato di fornire un modello positivo e di conseguenza ottimistico di
società, attraverso l’impegno che lo ha contraddistinto nelle varie attività
che ha svolto nella sua esistenza e la passione con la quale ha difeso le sue
idee
Fontana sostiene di avere da sempre
considerato Thomas Paine nella sua più urgente attualità, come costruttore di ponti per la rivoluzione
mondiale, sottolineandone la sua sorprendente modernità in tempi in cui gli
stimoli e le istanze di rinnovamento contribuiscono più che mai a formare le
basi per una nuova società.
E a riprova di quanto dice Fontana,
anche Thomas Casadei, docente di Teoria e prassi dei diritti umani
all’università di Modena, sostiene che quella di Paine: “è la riflessione di un
intellettuale atipico e dalle molteplici sfaccettature”.
Un attivista Paine, impegnato in prima
persona sul fronte delle rivoluzioni e di una lotta radicale in nome dei
diritti e a sostegno dell’uguaglianza.
Tra l’altro, fra le passioni di Paine
vi era realmente quella di progettare ponti.
Proprio questa attività pratica può tradursi
con un concetto che Fontana fa suo e che vede proprio i ponti come
forme di collegamento tra le diverse parti del mondo, il ponte come “mezzo che
unisce e segno di uguaglianza” (Casadei); un’omogeneità che sia motivo di
aggregazione fra i cittadini di una comunità e vincolo indissolubile per la
nascita dei diritti umani e civili.
Questo
è il nucleo fondamentale del pensiero di
Fontana intimamente legato a quello di Paine, secondo cui: “gli uomini sono
uguali nei diritti naturali (natural rights) ma non in quelli civili (civil
rights); o meglio, precisa l’autore: “sono uguali nel momento della loro
nascita, ma le susseguenti differenze basate sulla capacità costituiscono
l’essenza dei diritti civili, i quali, seppur diversi, non devono inficiare i
diritti naturali”, ma aggiunge: “i diritti dell’uomo non sono né il solo
diritto ad avere libertà di parola, né il solo diritto di libertà economica,
nel senso di libertà dal bisogno: l’una senza l’altra non esistono, motivo per
cui si ritiene che la questione dei diritti dell’uomo in generale sia ancora
oggi il più grande problema del nostro tempo”.
Mettere
ordine nella vita dei singoli, delle famiglie, delle istituzioni, della società
è un’impresa oggi più che mai non facile. Sicuramente partire dalla diffusione
dei temi trattati negli incontri-dibattito intorno alla “Critica” è un primo
passo. Innescare processi positivi, per l’affermazione di un pensiero che trovi
la sua sostanza nei valori perenni della vita, della dignità inalienabile della
persona umana, del bene comune, del compimento del proprio dovere è un tassello
significativo verso la strada per il trionfo dei diritti umani e della cultura
della giustizia e della legalità, purtroppo ancora lunga.
Punto
di partenza e riflessione dovrebbero essere la Costituzione e il Vangelo al
fine di realizzare nella nostra quotidianità uno stile di vita nuovo.
Il
ruolo delle Istituzioni, in primis quelle scolastiche, della politica, degli
amministratori, dovrebbe essere quello di creare nuovi metodi e nuovi modi di
governare, per creare una nuova mentalità, un nuovo percorso che alimenti,
attraverso la trasparenza e il senso di responsabilità, una nuova fiducia
nell’uomo.
Iniziative
come quelle proposteci da Vincenzo Fontana, attraverso il recupero di un
pensatore come Paine sono sempre più necessarie in una società come quella
odierna che, seppur considerata come la più sicura di tutti i tempi, è quella
caratterizzata dal più alto tasso di paura mai registrato. Paura che condiziona
l’agire quotidiano e ci pone in atteggiamento difensivo verso le istituzioni.
E se tra i “diritti” tanto conclamati da Paine ci sono quelli “civili"
che appartengono all'uomo in quanto membro della società e si risolvono nella
"sicurezza" e nella "protezione” che lo stato dovrebbe
assicurare al cittadino, si capisce quanto nel nostro Paese “democratico” la risposta più immediata al
cittadino dovrebbe passare proprio attraverso l’esercizio delle garanzie difensive
e della tutela della propria incolumità.
Oggi
dopo più di 200 anni il tema riproposto dal nostro autore è ancora fresco e spendersi
ancora, come sta facendo Vincenzo Fontana con forza e coraggio, puntando sulla
formazione e diffusione della cultura della legalità fra giovani, sostenendo che
la prosperità di un Paese passi soprattutto attraverso l’incorruttibilità e il
coraggio del proprio esempio è quanto mai attuale e vincente.
Del resto come sostiene Thomas Paine: “Noi
abbiamo in nostro potere il poter ricominciare il mondo da capo.”
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