Oggi siamo qui per la presentazione del saggio biografico e narrativo di Maria Teresa Lentini La voce della crisalide. Sulla vita della poetessa Maria E. Fuxa ed altre cronache, Mohicani Edizioni, 2019. Ringrazio l’autrice per avermi invitata a relazionare.
Siamo tutti qui immagino, malgrado il caldo afoso di Agosto, preferendo questa breve “vacanza dell’anima” alle tante altre consumistiche, per unirci alla grande poetessa Maria Teresa nell’omaggiare un’altra grande poetessa nostra conterranea, Maria Ermegilda Fuxa, donna sfortunata ma di grande sensibilità e vasta cultura: stato di salute permettendo, scrive la Lentini, Maria Ermegilda si recava spesso alla “Domus studiorum”, l’allora Biblioteca nazionale, per immergersi nelle sue “care rive” che solo la rassicuravano dal “lungo peregrinar in procelloso Mare”.
Ho conosciuto l’autrice, la prima volta, non di persona ma attraverso la sua poesia, ed esattamente in occasione di un convegno organizzato dal Comune di Prizzi, dalla Scuola dove insegno e dalla CGIIL per il centenario della morte del sindacalista socialista Giuseppe Rumore, ucciso per mano mafiosa il 22 settembre 1919. In quella occasione, poiché per motivi personali ella non potè essere presente, in sua vece ebbi l’incarico e il piacere di recitare una sua poesia in lingua siciliana su Maria Vallone, vedova del sindacalista, dal titolo Comu Cristu nta la cruci.
Da quel momento ho cercato di seguire Maria Teresa, anche attraverso i social, e di leggere la sua biografia: so che ama gli animali, la natura, la fotografia, che ha una bella famiglia, che vive al Nord, ma che ama ritornare periodicamente nella sua amata terra di Sicilia che un poeta a me molto caro, Vito Mercadante, ha cantato come “Terra di granni Amuri e scunsulata”.
So che Maria Teresa è legata al mio paese, Prizzi, avendovi frequentato la scuola superiore; e Prizzi, la natia Lercara Friddi e Alia, che ha dato i natali alla Fuxa, son diventati, per le relazioni umane ed ambientali che vi ha saputo intrattenere, i suoi “luoghi dell’anima” che fanno da cornice alla sua prima raccolta di poesie Il cuore antico delle cose.
Maria Teresa Lentini con i sui profondi sentimenti folgora, colpisce. Come folgora e colpisce la pura bellezza. Io amo definirla “la fotografa dei sentimenti”. Emblematica la foto a corredo della “Chiave del cuore”.
Brevemente, e per strana coincidenza, vorrei raccontare come sono entrata a conoscenza dell’esistenza e della poesia di Maria Fuxa e come anch’io ne rimasi folgorata e l’amai subito. Parecchi anni orsono accompagnai una persona a me molto cara presso la farmacia regionale per prelevare dei farmaci. Nell’attesa interminabile dell’apertura, essendo arrivati con tanto anticipo, mi incuriosì la vista di una struttura enorme in disuso, ad un piano, di forma rettangolare, con enormi finestre munite di grosse grate metalliche, come un carcere, con le erbette incolte tra i muri. Un silenzio spettrale. Strano, pensai, poiché cinque minuti prima avevamo lasciato una Palermo caotica e rumorosa. Mi sembrò una città nella città, un posto spettrale e molto surreale. Poi seppi che eravamo all’interno dell’ex ospedale psichiatrico Pietro Pisani di via la Loggia, dove l’unico padiglione antropizzato sembrava solo la farmacia di cui aspettavamo l’apertura. Ad un tratto lasciai il compagno ad aspettare il turno poiché fui attratta da uno strano giardino, unico posto curato tra tanto abbandono, con stele che sembravano a prima vista delle piccole lapidi e con delle scritte che mi apprestai presto a leggere e ad immortalare in delle foto attraverso il cellulare. Fotografai tutto. Poesie! Intanto provavo una strana sensazione, calma e serenità mi evocava quel luogo di prima mattina con il sole da poco apparso a filtrare tra il verde smeraldo di splendide piante aromatiche e cespugli di rose ben curate che faceva a pugni con un posto che sapeva di cimitero o almeno della particolare calma e serenità che si riscontra solo nei cimiteri. Ma non era un cimitero. Un pannello, in particolare, mi colpì: Maria Fuxa, nata ad Alia, ospite per 50 anni o reclusa in quel luogo! Correva l’anno scolastico 2018-2019.
L’indomani mattina mi recai come di consueto a scuola, nella sede centrale di Lercara Friddi. Sapevo che in quella classe molti alunni provenivano da Alia e con spirito da neofita raccontai e chiedevo informazioni sulla poetessa Maria Fuxia. Per abbreviare, ne vennero fuori una tesina, delle recite in classe e il regalo di libri della poetessa. Gli alunni mi dissero anche che l’Amministrazione comunale aveva intitolato la Biblioteca civica alla Fuxa e che ivi sono raccolti i numerosi premi e meriti a lei conferiti. L’alunna Alessia Riili, che più si prodigava nelle ricerche, mostrava di amare particolarmente la Fuxa.
Da parte mia un ringraziamento va a Lavinia Tumminia, citata nel saggio, e alla Rete Educativa Territoriale Ecosostenibile promotrice di inclusione sociale di giovani in situazione di svantaggio psichico e non solo.
È inutile dire che la mia sete di conoscenza su Maria Fuxa è stata appagata dalla lettura del saggio di Maria Teresa Lentini. L'autrice scrive a pag. 190 che a quarant’anni dalla approvazione della legge Basaglia, con precisione il 22 novembre 2018, il padiglione 29 dell’ex manicomio Pietro Pisani è stato dedicato a Maria Ermegilda Fuxa, nello stesso luogo, un giardino didattico, dove ella soleva sostare e dove sono collocati diversi pannelli con i testi di alcune sue poesie.
Appare evidente l’influenza delle poesie della Fuxa su Maria Teresa. Del resto lei stessa dice nel Prologo di amarla molto, vedasi in tal senso le poesie “Come rosa da un roseto” o “Parole nuove” (parole colorate e sane, da praticare in ogni tempo e, avvolte in carta velina colorata, da far volare in ogni luogo; la Fuxa, infatti, scriveva nel chiuso del manicomio usando la carta velina colorata).
Con il suo “cuore immensamente ricco d’amore come il mare”, per dirla con le parole di William Shakespeare, Maria Teresa, nel 2014, decennale della scomparsa di Maria Ermenegilda, come per risollevarla dai sui 50 anni vissuti nel calvario delle strutture manicomiali a causa dei suoi malesseri personali e relazionali, le dedica il seguente componimento inserito nella raccolta Tutte le parole che ho nel cuore (pag. 148 del saggio):
Amata poesia
“... E mi costrinsi a cercare fuori di me,
l’obliata e amata luce,
persa fra le pieghe sconnesse
in un giorno qualsiasi, d’un tempo qualunque.
Provai a guardare l’oltre che era in me,
l’oltre, che è in ognuno di noi,
e vidi l’esatto baricentro del mio io,
solo, tremante, privo di sé.
Violentai la mia anima e la posi innanzi al buio
e, fuori da ogni umana sembianza,
mi osservai sublimare il perfetto attimo di paura.
Così, attesi in silenzio i colori della pietosa alba.”
Riguardo al saggio, già dal titolo si evince che trattasi della biografia (e altre narrazioni) della poetessa aliese. Esistenza singolare la sua con l’infausta diagnosi di schizofrenia.
Premetto che non parlerò oltre della sua vita poiché lo farà molto più esaustivamente l’autrice, quanto invece dei seguenti contributi al libro.
L’eccellente Presentazione dell’ex mio caro docente di Diritto Privato e presidente del Max processo antimafia, da poco scomparso, prof. Alfonso Giordano. Mi affido alle sue parole: Saggio meritevole di apprezzamento e lode ... profonda gratitudine per aver messo a nudo un’anima bella e delicata qual è stata quella della Fuxa … si parla anche di accostamento e di uguale visione della vita.
Lo studioso Santo Lombino, nella sua Introduzione, con rara maestria ha saputo sintetizzare e trovare il nesso tra la biografia della Fuxa e le altre biografie che mai a caso l'autrice accosta. Sintetizza i personaggi su cui la Lentini si sofferma e che tanto hanno da dire ad ognuno di noi per un ulteriore approfondimento: don Sturzo, Matteo Teresi, Alfonso Giordano Senior, i gesuiti padre G. Impastato, padre Ennio Pintacuda (un grande mio amico su ci si dovrebbe aprire un capitolo a parte a proposito del mancato sviluppo del Meridione).
Lo storico Nicolò Sangiorgio nella sua Testimonianza parla di “riabilitazione” da parte di Maria seppur postuma, della Fuxa, dopo 50 anni di vita vissuta nel buio dell’incomprensione.
Lo Storico Salvatore Vaiana, mio grande amico, parla di “amore filiale di Maria Teresa per la Sicilia e la sua storia”. Ben detto, infatti Maria Teresa nel saggio si sofferma sulle due guerre mondiali, e non solo, in relazione ai loro effetti sulla psiche di Maria Fuxa. E su questa scia di relazioni Maria Teresa si sofferma su diversi altri eventi storici spaziando dalla peste in Sicilia al colera (di cui sarà vittima il povero Pisani), ai fenomeni migratori, allo spopolamento, allo sfruttamento dei carusi, alle malattie psichiche e fisiche denunciate dal medico Alfonso Giordano Senior.
Bene ha scritto nella Postfazione un altro mio amico, il preside Roberto Tripodi, quando afferma che il saggio di Maria Teresa “diviene un po’ anche un’antologia, un testo che gli studenti delle scuole superiori potrebbero consultare e studiare per appropriarsi dell’identità isolana e delle proprie radici”.
Dovendo avviarmi alla conclusione, mi preme ribadire un concetto: in un mondo dove proliferano contenuti sconnessi e di scarso valore educativo, trovo che questo saggio, oltre che assumere il “sentimento dell’umanità” educando le giovani generazioni a riconoscere le emozioni, aiuti a cogliere i nessi tra le varie parti e le varie storie. Il famoso filosofo-psicoanalista Umberto Galimberti afferma che la vera conoscenza non è la conoscenza di tante cose, ma il saper cogliere il nesso, cioè il collegamento tra le cose.
Tutto mi piace del libro anche l’immagine della crisalide nell’intento di divenire farfalla e il meraviglioso autoritratto di Maria. Aristotele diceva che la filosofia, nasce dal dolore e dalla meraviglia. Grazie Maria Teresa per aver contribuito a far volare la farfalla, ridando voce e dignità a Maria Fuxa e a tutti noi.
Lercara Friddi, 8 Agosto 2022
Rosa Faragi
Relazione di Rosa Faragi |
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